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paesaggi

paesaggi Il confronto con i dipinti di Silvia Martignago ci costringe da subito ad una visione ricca di colori di grande intensità e ricchezza di tonalità che, però, non ci impedisce di cogliere quel carattere che la contraddistingue: l'essere, cioè, un'artista che si è totalmente persa nelle profonde ascendenze dell'arte di queste terre venete. È profondamente convinta che sia possibile esprimere sé stessa nella totalità, perché il supporto su cui colloca il suo pensiero e la sua azione ha la necessità di poter dire la "verità", tutta la verità del suo animo. Così, come avviene anche per le altre espressioni dell'agire umano, l'arte di Silvia Martignago ha un compito fondamentale, quello di saper emozionare e trasmettere un messaggio ricco di positività.

Ma questo non è essenziale; ciò che conta per l'arte è il fatto che la rappresentazione susciti una determinata partecipazione, dunque, una certa emotività e soprattutto quello che importa è la capacità di gettare luce sulla realtà, su quella realtà che ci passa davanti agli occhi, che è molto spesso, opaca, quotidiana e non percepibile. È una realtà che non sappiamo guardare, alla quale siamo abituati, e che l'artista ci invita a osservare altrimenti. Senza dimenticare che le opere d'arte parlano dei loro autori, introducono alla conoscenza del loro mondo interiore e rivelano l'originale contributo da essi offerto alla 'storia della cultura'. Lo stesso modo è utilizzato da Silvia Martignago la cui arte è in un certo senso una metafora della vita e, nel contempo, una sorta di strategia verso la ricerca della sua finitezza. Il suo dipingere è una sorta di 'viaggio' mentale, molto creativo, alle volte coinvolgente, sempre libero da ogni concatenazione linguistica; è un mondo curioso, che ci avvicina alla ricchezza di un universo profondamente pregno di convinzioni.

La sua è una pittura 'naturale', fatta di profondi segni espressivi che comunicano emozione, ma un'emozione allo stato puro. Ci insegna che ricercare il bello nelle cose quotidiane ci aiuta indubbiamente a vivere meglio. Tutto ciò appare con chiarezza da questo nuovo ciclo dove dimostra di esprimere una straordinaria vitalità creativa, quasi a sottolineare che «l'arte - come suggerisce George Sand - non è lo studio della realtà positiva, ma la ricerca della verità ideale». Un viaggio di riflessione, dunque, una sorta di narrazione, come un reportage sulle tracce di un itinerario emozionante; un apparente ricordo espressivo del vissuto ed un modo di vivere il presente. Così Silvia Martignago permette di dire che la pittura, ricca di colori vivi e vibranti, dà forza alla 'narrazione' del dipinto. Ella ha finalizzato la sua ricerca artistica all'elaborazione di luoghi non astratti, realizzando spazi che sono la dilatazione di linee che si stratificano, si intrecciano, si distruggono. Nello stesso tempo, cercando di restituire una nuova idea di ambiente dove, con l'aiuto della sua tecnica, la luce soffusa pulviscolare si connette con forme capaci di rigenerarsi, modificandosi in continuazione, creando passaggi ed aperture. E, infine, sovrapponendo velature di colore che intensificano i confini e confondono i limiti: così da raggiungere una rinnovata identità delle immagini. La sua pittura rifugge la contingenza, e, di contro alla difficoltà odierna di dar voce ai sentimenti profondi, colloca la componente sensibile nel proprio centro; tende ad esprimere il nodo germinale da cui si sviluppano pensieri ed emozioni, invitando ad una risposta immediata. Parte dalla consapevolezza delle zone d'ombra che ancora richiedono di essere illuminate da parvenze di esistenza. E la tensione sensibile, nel modo in cui tratta il segno, è anche più evidente nella sua scelta di abbinare i dipinti ad un percorso arduo ma appagante, nell'ambito del quale la tensione conoscitiva è tanto importante quanto l'armonizzazione dell'insieme. Lo sguardo è costretto a guardare lontano, mentre i segni si sovrappongono con il risultato di rendere tangibile un'idea ricca di infinite possibilità di sviluppo.

Da queste visioni affiorano rimembranze di larghe visioni, di spazi infiniti; quei colori, in cui ritroviamo quei grumi di energia, scavano dentro e nel suo percorso interiore, l'artista si ritrova e, quindi, fa emergere, tutta una serie di evocazioni ricollegandosi, nel profondo, al concatenarsi di memorie. Sono solo tracce, da inseguire, da decifrare nei loro segreti 'codici' esistenziali; tracce che già per se stesse portano una ricchezza di significati. L'artista ha spinto avanti il suo cercare il punto in cui la vibrazione si fa suono, musica, parola.

C'è in lei il bisogno di conquistare piuttosto un punto di vista che si sappia elevare dalla quotidianità, cercando di organizzare meglio le idee. Del resto a nessuno piace autodefinirsi o dare una definizione particolare di sé stesso, poiché, si sa, solo nel gioco delle varie manifestazioni, l'artista può cogliere la struttura complessa e dinamica delle verità contingenti e plurime, di ciò che attiene alla propria arte che è sempre divenire, è storia e "logos" dello spirito del mondo. Fin da una prima analisi, il suo linguaggio dell'espressione artistica ci appare: magico, affabulatorio, onirico, oltreché possedere qualità di grande comunicabilità e peso emotivo per la forza emanata, dove c'è sintesi di movimento ed essenzialità di gesto, capaci di produrre la possibilità di un discorso. Le sue raffigurazioni sono immerse in un territorio atemporale e provengono dal confronto con la memoria e dal mondo delle idee associate anche ad un valore simbolico, con una nuova libertà d'espressione.

Così Silvia Martignago ci fa entrare nel suo mondo ed è grazie alla sua sapiente tecnica, in cui prevale la materia ed il colore, che ambedue gli elementi, tecnica pittorica e materiale, fanno sì che la luce sia assorbita dall'insieme, come se fosse l'oggetto stesso ad attirarla. Mentre il 'canto' del colore intriso di luce, forte e solare, espresso con gialli caldi e sulfurei, con rossi passionali e sanguigni, con blu sconfinati e dalla profonda sonorità, tutti pregni della loro esuberanza cromatica, ma anche i viola e i verdi offrono una poetica dei sentimenti e suggeriscono alternative stimolanti ed emozionali all'anima, proprio per quel loro riprodurre sonorità e silenzi nei quali c'è tanta poesia esaltante, nell'affermazione dell'idea che penetra ed indaga in questa realtà e nelle sue immagini.

In fondo: «descrivere il mondo, più o meno, delle esperienze universali e dei sentimenti, piuttosto che delle cose è il compito dell'arte. Se ciò si avverte, e se si costruisce il proprio racconto guardando le composizioni, significa che l'immagine è viva come dovrebbe essere».

Mario Guderzo | Dir. Museo Gipsoteca Antonio Canova

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PAESAGGI : Trascendere la realtà per creare emozioni allo stato puro
MUSEO GIPSOTECA ANTONIO CANOVA



















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